Io mi sono sempre guardata dal proclamarmi lettrice onnivora. Ci sono generi, come per esempio il rosa sentimentale, anche di qualità, e la fantascienza, che proprio non sopporto. E non sopporto gran pare della narrativa attuale, fondata spesso su sperimentazioni letterarie, sulla ricerca di frasi a effetto a tutti i costi, piena di aforismi e grandi perle di saggezza da tramandare ai posteri. Io, a un libro chiedo soprattutto
che mi faccia sognare senza staccare mai la spina della razionalità.
Chiedo profondità (vera) di concetti, narrazioni robuste e convincenti tratteggiate con poche pennellate.
Chiedo emozioni che nascano dai fatti, non dalle parole.
Chiedo informazioni da dare in pasto a quel pozzo senza fondo che è la mia ignoranza.
Chiedo divertimento senza volgarità di concetti (non di parole).
Chiedo...troppo?
Non è necessario che tutte queste cose stiano insieme nello stesso libro. E' già difficile, infatti, trovarne anche solo due per volta. Perché spesso i libri intelligenti e profondi sono resi illeggibili dalla prosa bizantina mentre quelli brillanti sono vuoti. Ecco perchè continuo a preferire:

i grandi romanzi clasici dal '700 al '900

le biografie storiche ben scritte

i saggi sulla politica e sugli eventi criminosi del nostro tempo

i saggi storici

i romanzi americani e inglesi ambientati in epoche storiche lontane perché di solito sono ben documentati

i thriller americani purché di qualità e ben documentati sul sistema giudiziario
Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che seguo sempre il consiglio di Pennac: se un libro non mi convince o mi annoia non esito a piantarlo dopo i primi capitoli.
Ragazzi, vogliono spegnerci il cervello: non lasciamoglielo fare. Go on!