Ho sentito molto parlare del modo in cui si può aderire a questo progetto e delle azioni che bisogna compiere per parteciparne attivamete, del funzionamento interno, ma poco dell'esigenza originaria da cui è nato e si è sviluppato. Il perchè.
Forse sarà un mio problema, ma le mie velleità comunistiche mi portano inevitabilmente a dare un'interepretazione del bookcrossing anche in chiave strettamente politica, a guardargli come ad uno straordinario mezzo di scardinamento del sistema culturale borghese, basato sull'accumulazione individuale della conoscenza e sull'esclusione degli altri, poveri ignoranti, che ne consegue.
Il bookcrossing è graranzia di orizzontalità, corrode la proprietà privata, corrode il concetto di copyright, significa in ogni modo infastidire lo status quo, la bestia neoliberista. Liberare libri, permetterne la libera circolazione, significa emanciparsi dall'ottica produttivistica, per creare una serie di interdipendenze libro-persona, non più rette dalla volgarità e dalla staticità del denaro e che anzi a poco a poco danno vita a vere e proprie relazioni dinamiche persona - persona, e l'anello che correla tutto ciò, quasi magicamente, invisibile, sono proprio le emozioni, pure e semplici.
Il libro lungi dall'essere un feticcio, rinchiuso barbaramente in templi sacri e divinizzato e adorato da servitori bigotti, diventa la certezza che qualcun altro nello stesso nostro momento sia disposto a condividere con noi le nostre stesse sensazioni e anzi ne incentivi di nuove.
La nostra conoscenza è possibile soltanto se qualcun altro è disposto a conoscere insieme a noi, a condividere insieme a noi, a vivere insieme a noi.
In tutto ciò si eclissa completamente l'immagine della morte, proprio quella su cui il capitalismo fonda la sua essenza.
Liberare un libro significa liberare una vita e liberare una vita, beh, è la cosa più bella che io possa immaginare.
Volevo sapere se le mie tesi corrispondono a verità o se sono solo fantasticherie di una mente sognante!
Grazie a tutti
