Il bookring è una versione a sè del modo di far circolare i libri: il rimando di Akela è d'obbligo, qui secondo me va solo detto che non tutto è liberabile in the wild (e quindi in questo c'è una delle ragioni del ring).
Per quanto mi riguarda non ho ancora partecipato ad un bookring (prima o poi lo farò): sto invece approfondendo il mio rapporto con il rilascio libero.
E' vero quello che dice Akela: il primo libro ritrovato ti ripaga, ma comunque il rapporto tra ritrovati/registrati e rilasci è molto basso: nel mio caso se tolgo i rilasci controllati (MU e simili) su 145 rilasci, hanno registrato 7 ritrovamenti (tutto questo in 5 mesi).
Perché allora lasciare un libro "alla ventura?"
Nel mio caso non solo e non tanto nell'aspettativa del ritrovamento (anche se a volte è veramente emozionante sapere che un tuo libro è finito all'altro capo del mondo), quanto nell'atto di lasciare un messaggio.
Qualcosa che ti è appartenuto e con la quale hai avuto una qualche interazione (positiva o negativa, neutra o costruttiva, o quello che si vuole) viene messo di fronte a qualcuno che probabilmente è diverso da te quanto a storia, vicende, emozioni, cultura, età, ecc.
Anche se nel bookcrossing si ammette l'ipotesi di rilasciare anche libri non letti, secondo me è comunque una tua fisicità che viene liberata con il libro. Meglio ancora: liberando il libro da te operi anche una tua piccola liberazione.
Qui sto negando quello che sostiene Eco quando dice che alcuni libri della sua biblioteca non letti stanno lì per il rapporto con l'oggetto, per la struttura del "libro oggetto".
Per me non può essere così: il libro è un depositario di pensiero scritto che ognuno rielabora secondo proprie strutture mentali. Dunque liberando quel libro io metto qualcun altro - in potenza - nella condizione di interagirci come è successo a me. Magari (anzi sicuramente) con effetti diversi, perché tutti siamo diversi.
E' un seme, buono o cattivo, bello o brutto, che molto probabilmente troverà altra terra e potrebbe far crescere addirittura, non solo la stessa pianta in modo diverso, ma (perché no?) un'altra pianta.
E' la storia, la personalità e la fantasia di ognuno a fare la differenza.
Per questo amo il bookcrossing: con questo principio non c'e' dicriminazione fra letteratura minore o "alta" (con eccezioni ovvie relative all'etica del rilascio, vedi come esempio il thread:
http://www.bookcrossing-italy.com/BCfor ... ight=kampf). Un fumetto o un libro di Urania possono fare il loro lavoro/effetto tanto quanto un libro di Baricco, o di Hugo, o Svevo o di chi volete.
Io - per esempio - faccio anche rilasci di Urania, perché quella è stata una delle strade che ho percorso e continuo a percorrere insieme ai miei altri percorsi.
Ogni volta che lascio un libro lo saluto (sì... gli dico proprio: ciao e buona fortuna) e poi penso a chi lo ritroverà:"Chi sarai mai? Un impiegato, uno studente? Una manager? Una mamma? Un papà? Uno triste? Un coatto? Una buontempona?... Tanti saluti!"
Sì perché ognuno di noi non solo è diverso quanto a identità, ma anche ai momenti che passa: quando io viaggio in Metropolitana, la mia amatissima tana eletta a wild, posso essere tante cose diverse. Torno a casa e penso a mio figlio: e lì sono un papà; sto per andare al lavoro e sono preoccupato, e lì son solo un tizio un po' angosciato; ho appena ascoltato una barzelletta e sono sul "cazzeggione".
E in quel momento - proprio in quel momento - potrei trovare un libro...
A me non è ancora successo, ma a qualcun altro sì: è anche se non me lo ha detto, sono già soddisfatto...